La psicoeducazione ha lo scopo di far conoscere i meccanismi attraverso i quali il disturbo è insorto e si mantiene.
Nonostante molto spesso le ragazze con Disturbo Alimentare abbiano già appreso molte informazioni dai mass-media, relative al contenuto calorico del cibo e all’uso delle diete, non è infrequente la presenza di informazioni sbagliate e distorte sulle proprietà dei nutrienti e sul funzionamento metabolico dell’organismo.
Nell’Anoressia Nervosa vengono fornite le informazioni relative agli effetti biologici delle diete restrittive e del dimagrimento, i motivi dell’amenorrea, il ruolo all’interno dell’organismo dei vari nutrienti (proteine, carboidrati, grassi, vitamine, sali minerali), il funzionamento e gli adattamenti del metabolismo, la relazione tra dimagrimento e sintomi fisici, come l’ipotensione, l’aumentata sensibilità per il freddo, la perdita di capelli, le difficoltà digestive, i problemi odontoiatrici e quella tra dimagrimento e sintomi psicologici, come la depressione, i pensieri ed i rituali ossessivi, l’isolamento sociale.
Per la persona con Anoressia Nervosa la psicoeducazione di per sé raramente può portare ad un miglioramento ma, attraverso l’acquisizione di informazioni corrette, la paziente ha la possibilità di essere maggiormente partecipe al trattamento e collaborare con i terapeuti. Nella Bulimia Nervosa vengono fornite informazioni sul circolo vizioso “dieta-abbuffate” e sui danni fisici e psicologici legati all’uso dei comportamenti di eliminazione come il vomito, l’abuso di lassativi e diuretici. La psicoeducazione, insieme ad alcuni consigli di carattere nutrizionale può, nei casi meno gravi, portare di per sé ad una remissione della sintomatologia. In genere questo accade quando non vi sia una diagnosi in comorbidità e, dal punto di vista alimentare, quando non vi siano comportamenti di eliminazione quali il vomito autoindotto, e la modalità di alimentazione bulimica (alternanza di le crisi bulimiche e digiuno o estrema restrizione) non abbiano sostituito completamente la capacità di alimentarsi normalmente. L’assenza di almeno un pasto regolare al giorno o il ricorso a metodi compensatori (vomito, digiuno, abuso di lassativi) anche dopo l’assunzione di piccole quantità di cibo, sono indici della necessità di un aiuto più specifico. L’isolamento e lo scarso supporto sociale sono altri fattori che rendono difficile il successo di un intervento puramente psicoeducativo. La psicoeducazione può essere quindi considerata una tecnica terapeutica utile nelle sindromi parziali o nei casi clinici meno gravi, con una breve durata di malattia.